Nessuna licenza può garantire la futura disponibilità del software. Benché il detentore di copyright possa tradizionalmente cambiare i termini del copyright stesso in qualsiasi momento, si presuppone nella comunità BSD che tale tentativo causi semplicemente il fork del sorgente.
La GPL vieta esplicitamente la revoca della licenza. È accaduto, tuttavia, che un'azienda (Mattel) avesse comprato un copyright GPL (cphack), revocato l'intero copyright e vinto in tribunale [2]. Cioè, essa ha legalmente revocato l'intera distribuzione e tutti i lavori derivati basati su quel copyright. Se ciò possa accadere con una distribuzione più ampia e distribuita è una questione aperta; c'è anche qualche confusione riguardo a se il software fosse veramente sottoposto alla GPL.
In un altro esempio, Red Hat comprò Cygnus, un'azienda di ingegneria che era subentrata nello sviluppo degli strumenti del compilatore della FSF. Cygnus era autorizzata a svolgere questa operazione perché aveva sviluppato un modello commerciale che prevedeva la vendita di supporto al software GNU. Questo le permise di assumere una cinquantina di programmatori e guidare la direzione dei programmi contribuendo alla maggior parte delle modifiche. Come dichiara Donald Rosenberg "progetti che usano licenze quali la GPL... vivono sotto la costante minaccia di vedersi soffiar via il progetto da qualcuno che produce una versione migliore del codice e lo fa più velocemente dei proprietari originali." [3]
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